Mi sarebbe tanto piaciuto quando ero bambina,avere mia madre o mia nonna seduta sul mio letto, con un libro di racconti, pronte a narrarmi ogni sera una favola che mi accompagnasse nei miei sogni notturni…purtroppo non è stato possibile,così per addormentarmi, ogni sera pensavo quello che volevo accadesse, e imparai a raccontarmi e a credere nelle illusioni che la vita mi avrebbe regalato.
Era il 1985,lavoravo in una casa di riposo per anziani, ero segretaria e il mio ufficio era di fronte al salone in cui si riunivano gli anziani, a trascorrere le lunghe giornate,spesso persi nei ricordi passati, o magari a biascicare preghiere imparate tanti e tanti anni fa, infatti molti recitavano il pater, l’ave e il gloria in latino.
Un giorno arrivarono due persone non molto anziane, un pochino trasandate,ma quello che mi colpì fu la tenerezza che i loro occhi anche se tristi lasciavano leggere.
Grazie al comune di residenza poterono accedere alla Casa albergo,le loro pensioni messe assieme non gli permettevano di vivere fuori una vita dignitosa.
Si chiamavano Anna e Michele i figli di lui non approvavano questa relazione,ma lui adorava quella donna sfortunata,lui era vedovo,malaticcia lei, avevano asportato un seno e gli avevano praticato uno strappamento degli organi riproduttivi,diciamoci la verità era condannata e scomparire pian pianino.
Li sistemarono in due stanzette piccole, la casa albergo era retta da ecclesistici e loro convivevano e non potevano vivere nella stessa stanza.
(evito commenti superflui per non diventare poco femminile ed per niente educata)
Il mattino seguente quando sono arrivata li ho trovati ad aspettarmi, volevano parlare col presidente della casa,Michele era preoccupato perché Anna non aveva chiuso occhio, lei era abituata a dormire con la sua mano in quella di Michele,solo così riusciva a prendere sonno.
Michele,le teneva un braccio sulle spalle quasi a difenderla, la rassicurava le prendeva il mento con l’altra mano l’accarezzava le spiegava che senz’altro il presidente li avrebbe aiutato…
Vi giuro che in quel momento avrei voluto urlare e dire ,ma come può un prete capire ehi svegliatevi,infatti…
Anatema non si può giacere nello stesso letto se non si è marito e moglie,perdonatemi l’irruenza avrei voluto tanto alzare la poltrona dove sedevo e scagliarla in testa al prete e lasciarlo li tramortito.
Porca miseria quella donna era un relitto umano le era rimasto ben poco,ma cosa avrebbero potuto fare di tanto peccaminoso da meritare l’inferno in terra e nel la di la…
I preti hanno studiato tanto io no, io ho sempre vissuto di sentimenti lo so è sbagliato ,ma come si dorme bene quando riesci a donare un sorriso, tutto scorre nel modo migliore e anche i sogni sono belli e nessun incubo verrà a turbare la quiete notturna.
Anna scoppiò in lacrime, Michele cercava di calmarla,le asciugava le lacrime col suo fazzoletto di stoffa, lavato ,ma non stirato.
Ho continuato a guardarli, ho aspettato che il presidente si allontanasse,sono entrata nel salone e approfittando della pianista di cui ricordo il cognome e no il nome, una vecchia insegnagnante ho iniziato a cantare per gli ospiti, allora potevo, fumavo meno e poi ero giovane!
Lo show canoro è finito con il suono della campanella che invitava gli ospiti a recarsi a tavola, in fila come soldatini a passo lento alcuni, qualche litigio ed io che continuavo a seguire Anna e Michele che mano nella mano si avviarono al loro posto Michele spostò la sedia fece accomodare la sua Anna le spiegò il tovagliolo ,le versò un bicchiere d’acqua,approfittando che i posti vicini erano ancora vuoti cambiò la mela toccata ad Anna con una più grande e bella gliela pulì e con un sorriso le disse:-E’ bella come te!- Anna accennò un sorriso schernendosi, e lì vidi Amore si un amore senza sesso,ma tanto più bello e puro!
Il prete fu preso dal rimorso e pensò bene di benedire quell’unione davanti a Dio, Anna passò le sue notti mano nella mano di Michele,lui continuò a prenderle la frutta più bella; io abbandonai il mio posto di lavoro , continuai la professione di mamma.
Negli anni seppi che i figli di Michele lo riportarono in famiglia,Anna restò sola in quella casa,ricordando le notti passatemano nella mano,le carezze e la frutta più bella di Michele,l’uomo che seppe farla sentire donna nel momento in cui la vita aveva l’aveva mutilata con la malattia più infame il cancro, ma gli uomini furono peggiori e ogni sera per addormentarsi non credo che ci sarà Michele a stringergli la mano!